Gli “sbarchi fantasma” nelle coste dell’Agrigentino proseguono dall’estate appena trascorsa, così come la “nuova” rotta aperta dalla Tunisia verso Lampedusa e Trapani. Ora giunge l’allarme che fra i migranti (o clandestini?) possano esserci anche degli infiltrati (fuggitivi?) jihadisti. Forse l’allarme giunge in ritardo, tenuto conto che la maggior parte delle persone che sono riuscite a toccare terra siciliana si è dispersa immediatamente verso destinazioni sconosciute. Al ministero dell’Interno la situazione è seguita con attenzione, considerato anche il “fattore criminalità” in molti soggetti che provengono dalla Tunisi: in quel Paese, infatti, a seguito di un indulto, si sono dispersi decine e decine di pregiudicati, molti dei quali si sono diretti in Italia, attraversando la Sicilia.
L’allarme è stato lanciato una quindicina di giorni addietro sia dal sindaco di Lampedusa Salvatore Martello, e più recentemente anche dal sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna dopo l’ultimo sbarco. Salvatore Martello, in una lettera indirizzata al ministro Marco Minniti, sottolinea: “Manifesto i miei timori sugli ultimi sbarchi avvenuti che sembrano evidenziare l’arrivo non solo di persone che fuggono dalla guerra e dalla miseria, ma anche di delinquenti. Il fenomeno migratorio che parte dalla Tunisia desta preoccupazioni per possibili infiltrazioni di potenziali soggetti appartenenti a cellule jihadiste. Proprio tra quelli arrivati con l’ultimo sbarco di oltre 150 tunisini in dieci hanno tentato la fuga, successivamente ricondotti all’hotspot dalle forze di polizia. È un episodio increscioso, che desta tra i miei concittadini allarme sociale e preoccupazione di cui mi faccio portavoce, in una città che ha sempre affrontato la questione migranti con spirito di accoglienza”.
Da non dimenticare anche la preoccupazione espressa il mese scorso dal procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio che ha definito chiaramente la situazione che sta andando avanti da mesi: “Un’immigrazione pericolosa” e dopo avere sottolineato a chiare lettere che “i motivi per cui arrivano in Italia potrebbero non essere solo legati a bisogni economici. Tra loro ci sono persone che non vogliono farsi identificare, gente già espulsa in passato dall’Italia o appena liberata con l’amnistia dalle carceri tunisine o magari che ha preso parte alle rivolte del 2011 (…) Tra loro potrebbero esserci anche persone legate al terrorismo internazionale. Per questo penso che siamo di fronte a un’immigrazione pericolosa (…).
Già nella primavera scorsa l’avvertimento per il pericolo di presunte presenze di cellule terroristiche in Italia era stato avanzato in una relazione riservata che il direttore del Dipartimento di Coordinamento dei Servizi segreti, Giampiero Massolo aveva inviato al Copasir. Un’analisi dettagliata che teneva conto delle numerose segnalazioni giunte da Stati Uniti ed Europa, ma anche dei risultati delle indagini condotte dall’Antiterrorismo della polizia e dai carabinieri del Ros su persone che avevano aderito all’Isis facendo proselitismo. È alta la possibilità che infiltrati fra i migranti degli “sbarchi fantasma” o fra quelli che vengono sbarcati nei porti siciliani e sottoposti a controlli e a rimpatri che raramente vengono effettuati, possano “ricongiungersi” con cellule jihadiste al momento “dormienti” sul territorio italiano. Da tempo il dispositivo di sicurezza delle Forze dell’ordine è stato rafforzato e sono state messe in atto nuove misure di sicurezza. Nonostante ciò gli “sbarchi fantasma” continuano e c’è da chiedersi come barconi più o meno fatiscenti riescano a sfuggire ai controlli marittimi ed aerei che sono operativi da mesi. C’è da chiedersi chi “supporta” le fragili imbarcazioni che, senza aiuto, difficilmente arriverebbero indenni dalla Tunisia (dalla Libia?) sino alle coste siciliane.